Senza dubbio, ognuno di voi avrà sentito parlare del fermo pesca biologico almeno una volta nella vita. Tuttavia, non tutti sapranno esattamente qual è il suo obiettivo e a cosa serve, ma si tratta di una delle tante attività che hanno come obiettivo la salvaguardia delle specie marine.
Se desiderate saperne di più questo articolo fa al caso vostro, poiché illustreremo cos’è e perché viene praticato il fermo pesca biologico.
Fermo pesca biologico: cos’è
Come abbiamo introdotto, il fermo pesca biologico è un’attività che mira alla salvaguardia di alcune specie marine, soprattutto di quelle in via di estinzione.
La sua origine risale a quasi trent’anni fa e consiste nel divieto di pesca per un periodo massimo di 43 giorni in zone precise dei mari. In questo modo, i pesci hanno la possibilità di riprodursi prima di essere pescati: tuttavia, non sempre il fermo pesca biologico coincide con quello riproduttivo e molto spesso ciò è causa di malcontento da parte degli stessi pescatori.
Il periodo principale durante il quale viene attivato il fermo pesca biologico è quello che va da luglio a settembre, generalmente, ma può variare in base alle zone. Infatti, si è cercato di scegliere periodi differenti in modo che le diverse specie possano prodursi senza alcuna difficoltà e senza essere interrotte dalla pesca.
Sebbene il periodo del fermo pesca biologico possa variare a seconda del territorio italiano, la cosa importante è che abbia una durata minima di trenta giorni.
Fermo pesca biologico: quali sono gli obiettivi
L’obiettivo principale del fermo pesca biologico, come già accennato, è quello di garantire la sopravvivenza di alcune delle specie più a rischio presenti nel Mar Mediterraneo, nel Mar Ionio, nel Mar Adriatico, nel Mar Tirreno e così via.
Tuttavia, la domanda più comune che può sorgere spontanea riguarda la produzione di pesce fresco in vendita o nei ristoranti, dato che l’estate è il periodo durante il quale se ne consuma maggiormente. Infatti, uno dei rischi principali potrebbe essere quello di importare e consumare pesce che proviene da altre zone del mondo, come l’Equador, la Thailandia e così via.
In realtà, il fermo pesca biologico ha una struttura organizzata e molto variegata che permette di ottenere pesce fresco italiano in qualsiasi momento dell’anno. Dunque, il mercato ittico continua la sua produzione ed è fondamentale prestare attenzione alle etichette presenti sopra il pesce, che indicano dov’è stato pescato. Ricordiamoci, inoltre, che il fermo pesca biologico limita soprattutto la pesca intensiva, che vede l’utilizzo di reti a strascico e di quelle divergenti o volanti, ma la pesca non intensiva può essere praticata: naturalmente, essa si riduce alla cattura di pesci di piccole dimensioni.
Fermo pesca biologico: quali sono i limiti
Il fermo pesca presenta anche dei limiti, infatti, molto spesso non tiene conto dei periodi di riproduzione dei pesci, che varia in base alla specie e, dunque, si rivela spesso inutile. Uno degli obiettivi principali che alcune associazioni di pescatori è quello di modificare il fermo pesca biologico in modo da renderlo maggiormente efficace e garantire davvero la sopravvivenza delle specie marine, spostando il periodo di blocco anche in inverno e non concentrandolo solamente in estate.